La morte ha la bocca

La morte ha la bocca

Il catalogo BookTribu ha un nuovo romanzo da presentarvi: una storia che vi trascinerà nelle profondità del mondo negli anni ’40, raccontata da voci e ombre che si celano dietro ai protagonisti di questa storia. Esce La Morte ha la bocca (link), di Dhany Coraucci, nuova opera del catalogo BLACK-OUT curata dallo scrittore Gianluca Morozzi.

L’autrice si è data disponibile a fornire un’intervista, presentando la sua nuova storia:

Come mai hai scelto questa precisa ambientazione storica? Hai fatto degli studi particolari per garantire la verosimiglianza di eventi e ambientazioni?

Il mio è un romanzo di voci e la prima voce che ho udito è stata quella proveniente da una radio d’epoca, una di quelle incastonate in un mobile di bachelite con i nomi delle stazioni radio retroilluminate, che è allo stesso tempo strumento di propaganda politica e mezzo di comunicazione e intrattenimento di massa. Mi piaceva l’idea di raccontare una storia sincera e profonda, non a colori, ma fatta di ombre, di bagliori e di crepuscoli, per arrivare all’essenzialità e il nostro dopoguerra è l’ideale perché, ricominciando da zero, traccia una linea netta tra passato e presente. Ogni personaggio qui descritto cerca la verità, nei fatti ma soprattutto in se stesso, dunque è stato indispensabile ricostruire scrupolosamente eventi e ambientazioni, dare una verità di fondo più accurata possibile, e poi documentarmi fa parte del mio processo creativo. Non a caso, quando la voce di Ernestina Correa, la moglie del capobanda don Costanzo, parla attraverso le pagine del suo diario molte delle sue espressioni oggi risuonano ampollose e desuete, ma era importante per me calare il lettore in un autentico 1947. Anche tutti i fatti che descrive, la visita di Eva Peròn in Italia, ad esempio, sono storia: mi sono basata direttamente sulle cronache dell’epoca e ogni particolare riportato è reale. Lo stesso per quando si cita il bandito Salvatore Giuliano, riferisco esattamente le notizie pubblicate sui quotidiani di quei giorni.

Vuoi descriverci un po’ i personaggi principali?

È un romanzo corale per cui la storia è narrata da più voci, ciascuna con il suo timbro e la sua visione personale dei fatti. Tuttavia, quattro voci tornano a più riprese e possiamo considerarle come protagoniste. Sono quelle che rappresentano una famiglia criminale del sud in una fase di profondo cambiamento, quando si deve fare i conti con una delinquenza spregiudicata e vorace alla quale non importa più né di codice d’onore, né di gerarchie: il boss don Costanzo e tre dei suoi più fedeli sottoposti. Li osserviamo in un momento particolare di debolezza o di vulnerabilità, loro che sono sempre stati uomini forti e implacabili. Un momento di verità, senza maschere, senza illusioni. Ciò che mi interessa di indagare, infatti, è legato a un profondo e repentino mutamento, come quello che si verifica quando un desiderio o una brama assoluti assorbono tutte le energie fisiche e mentali di una persona comune. Ricordiamoci che nel dopoguerra essere dei banditi era più comune di quello che si immagina e bande, per lo più rurali e legate al mercato nero, proliferavano in tutta Italia.

Tutto ruota intorno al desiderio. Vuoi spiegarci meglio questo concetto?

La parola desiderio deriva dal latino de+siderium e letteralmente significa “smettere di guardare il cielo stellato” ovvero, agire per ottenere qualcosa che manca. Come lo intendo nei miei libri, però, il desiderio non è soltanto qualcosa di cui si sente la mancanza, ma è il motore stesso della vita. Quello che ci induce a muoverci, cercare, esplorare, aspirare, anche elevarci. Certo, un desiderio molto forte può anche consumare. E’ proprio questo che mi ha sempre appassionato e di cui voglio scrivere: fino a dove ci si può spingere per assecondare un desiderio assoluto?

Pensi che porterai avanti il tuo percorso romanzesco legato al desiderio o cambierai strada?

Mi restano ancora tante strade da esplorare nel vasto continente del desiderare e mi piacerebbe percorrerle tutte. Anche quelle che non arrivano da nessuna parte. Spazi vuoti dove c’è qualcosa più tremendo che anelare il possesso di ciò che non abbiamo o che non possiamo avere: non desiderare affatto, non desiderare più.

Potrete trovare La Morte ha la bocca sul nostro sito disponibile da oggi su questo link!

Immergetevi nella lettura del mondo di Dhany Coraucci.

Buona lettura!



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